Cry baby Cry (the Beatles' pretty girls), STORIA GIA' PUBBLICATA SU EFP

« Older   Newer »
  Share  
Grizabella
icon4  view post Posted on 22/4/2010, 18:53




Questa storia è dedicata alle prime ragazze dei Beatles; ho deciso di scriverla perchè ho notato che NESSUNA fidanzata "originaria" dei FabFour è rimasta la stessa. Cosa devono aver provato queste povere ragazze a stare con quegli indomabili quattro? Si parte dai primi incontri e si arriva alla separazione.

Capitolo 1



John&Cynthia



Accidenti! Mi sono innamorata di John Lennon!



Liverpool, 1957
Liverpool College of Art

La campanella è già suonata da un pezzo, e come al solito sono in ritardo… tutta colpa della mia sveglia! Okay, Cynthia. Ora fai un bel respiro ed entra in classe.
Arrivo davanti alla porta della classe di arte, e busso timidamente.
-Avanti!- La voce del mio odioso professore di arte risuona nelle mie orecchie. Oddio, no! Adesso non entro, ora giro i tacchi e torno a casa, facendo finta di essere malata. No! Cynthia, per la miseria! Ora entri in quella classe e ti siedi, okay?
Sospiro e abbasso la maniglia, entrando nell’aula; il professore si stampa un sorriso maligno sul viso e comincia ad appuntare qualcosa sul registro. Fantastico! L’ennesimo richiamo.
-Ma guardate un po’ chi è venuto a farci compagnia… Miss Powell. Che piacere vederla! Perché non entrava? Si era addormentata sulla maniglia?- Il professore scoppia a ridere. Oh, ma che simpatico! Sorrido cercando di sembrare più sincera possibile, ma mi esce soltanto un mezzo sorriso strafottente. Passo in rassegna i banchi, ma noto con dispiacere che quelli davanti sono tutti occupati.
Oh, accidenti! Ma cosa credevo? Ho una classe di soli secchioni e mi aspetto che si siedano nei posti in fondo? No no, questa è pura fantascienza. Gli unici due banchi disponibili sono l’ultimo ed il penultimo della fila a destra della cattedra, il che è strano, visto che di solito ne manca uno solo. Nei banchi in fondo nessuno ci vuole stare, penso per il fatto del teddy boy.
Eh già, perché, come se non bastasse, oltre ai secchioni abbiamo in classe anche il buffone di turno. È un teddy boy pazzesco, ed è stato buttato fuori dal Liverpool Institute in seguito a diversi richiami, e ora ha deciso di fare una visitina qui… bah. Le ragazze lo venerano, e i ragazzi lo considerano il capo assoluto, persino Barry, il mio fidanzato. Barry è un ragazzino un po’ insicuro di sé, e fa parte della categoria “secchioni”, ma è di buona famiglia; e, come dicevo prima, adora quel teddy boy. Io manco mi ricordo il suo nome, e il suo cognome è qualcosa tipo Lennox, o forse Lennon, ma tanto non mi importa niente.
Mi siedo afflitta nel penultimo banco, e comincio a seguire la spiegazione del professore, ma neanche un minuto dopo sto rimuginando ancora nei miei pensieri.
Vediamo, chi è seduto nei due banchi in fondo? Nella fila centrale c’è Gabrielle, la quale come il solito sta prendendo freneticamente appunti, e segue le parole dell’insegnante come se fossero oro colato; nell’altro banco c’è Barbara, Barbara Baker. È nota a scuola soprattutto per essere l’ex del teddy boy di cui parlavo prima, ed è l’unica della classe – a parte me, ovviamente- a non essere una secchiona. Con la sola differenza che lei è più bella di me, molto più bella. Assomiglia a Brigitte Bardot, con quei bellissimi capelli biondi che le scendono delicati sulla schiena, niente in confronto al mio ridicolo caschetto bruno tenuto su da una fascia. Una finta cotonatura, per dirla tutta.
Forse è per questo che è riuscita a piacere al teddy boy, e per quanto ne so è stata lei a voler chiudere con lui. Penso che i suoi genitori non lo vedessero di buon occhio. Ah! Come se non lo pensassero tutti!
A proposito, chi c’è nel banco dietro di me?
Mi giro: vuoto. Oh, no. No. No. No! Non è possibile! Perché a me? L’unico che manca è proprio lui, il tizio che ha occupato i miei pensieri per tutto questo tempo! Diamine… beh, almeno so di non essere l’unica che avrà un richiamo stamattina, sempre se a quest’ora si farà vivo. Speriamo di no, speriamo di no…
Stringo gli occhi, mentre sento la porta aprirsi.
-Buongiorno prof!-
Merda!
-Signor Lennon… un po’ in ritardo, vero? Ma come al solito, d’altronde- Ghigna il professore.
-Proprio come la nostra signorina Powell…- Commenta, scrivendo il nome del ragazzo sul registro.
Oh, ma perché non ti ficchi la penna là dove non si può dire?
Il professore fa cenno al ragazzo di sedersi, e lui viene verso il mio banco.
Ma perché non lo fa stare in piedi? È finita l’era della punizione con la faccia rivolta verso il muro?!?
Anche se so che non servirebbe… con tutta probabilità Lennon ci andrebbe solo per far ridere i compagni quando l’insegnante è girato.
Il ragazzo, che d’ora in poi sarà chiamato John (vederlo mi ha fatto tornare in mente il nome…), evita completamente Barb Baker, e prende posto nel banco dietro al mio, con la stessa grazia di un branco di elefanti.
In quel momento suona la campanella della seconda ora.
Grandioso, ora faremo pratica d’arte!
-Ragazzi, tirate fuori il materiale. Signorina Baker, distribuisca le tele; signor Sutcliffe, porti i cavalletti davanti ad ogni studente.- Ordina il professore.
Oggi proprio non è giornata.
Stuart posa il cavalletto davanti a me, e mi rivolge un gran sorriso: l’ho sempre ammirato, è un bravissimo pittore, oltre che un grande amico. L’unica pecca? Conosce John come le sue tasche. E vabbè, non si può avere tutto dalla vita.
Ricambio e poi mi rivolgo verso Barb, la quale sta arrancando verso di me con ventisette tele tra le braccia; a fatica me ne posa una sul banco, sorridendo anche lei, poi segue Stuart verso il banco di John. Quest’ultimo saluta Stuart con grande allegria, poi fa finta di non vedere Barbara, mentre lei, afflitta, posa la tela sul suo banco.
Comincio a pensare ad un soggetto da rappresentare: astratto o reale? In questo periodo stiamo studiando l’anatomia umana, perciò suppongo che dovrò optare per quello reale, ma chi ritraggo? Ah! Di certo non John. Forse Barb, o Stu. Boh, magari tutti e due. Prendo un pennello tra le mani e comincio a preparare i colori, quando una voce mi chiama.
-Psst! Miss Powell!- Mi giro, convinta di aver sognato. Ma purtroppo ogni cosa che spero risulta poi sbagliata, infatti vedo John che mi fissa, con un dolce sorriso sulle labbra.
-Mi hai chiamato, Lennon?-
-Sì, Miss Powell. Volevo chiederle in prestito la matita, se non le serve.- Gliela porgo, poco convinta.
Adesso mi da anche del lei? Sono così vecchia? In fondo ho soltanto un anno in più di lui.
Neanche due minuti dopo John mi richiama.
-Miss Powell!- Io mi volto di nuovo.
-Mi hai ri-chiamato, Lennon?-
-Sì, Miss Powell. Volevo chiederle in prestito la squadra, se non le serve.- Mi guarda fisso negli occhi ed io ricambio lo sguardo. Poi scoppiamo a ridere entrambi. Ok, ammetto di averlo giudicato male; una volta parlatoci devo proprio ricredermi sul suo conto: dietro a quell’aspetto da teddy boy si nasconde un animo gentile e simpatico. Ed è anche carino! Oddio, suvvia Cyn! Sii seria! Non ti è mai piaciuto prima d’ora, perciò…
Sì, però ha quegli occhi così caldi, così carini, così… oh accidenti! Mi sono innamorata di John Lennon!


***



Pa paaaaaan!! Ebbene sì, hp deciso di pubblicare la mia storia anche qui *cori da stadio pagati da me* :LOL: cosa ne pensate????
Bacioni,
Marty
 
Top
__FlowerPower__
icon6  view post Posted on 22/4/2010, 19:53




Aaaaaaaaaaaaah...Maaartiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii...sai quanto amo questa tua fic!!!!!!! :wub:
E questo capitolo è meraviglioso...troppissimamente meraviglioso XD
Bacioni grande capo augh!....*alza la mano e fa un balletto indiano*
 
Top
Grizabella
view post Posted on 23/4/2010, 14:07




Grazie Powy!!!!! Presto posterò gli altri, perciò...occhio!! XD
*mega abbraccione*
 
Top
__FlowerPower__
view post Posted on 23/4/2010, 14:51




Starò attentissimissimissimaaaaaaaaaaaaaaaa ^^ *mega abbraccione anche per te*
 
Top
Andry_
view post Posted on 23/4/2010, 18:00




Martyyyy anche io te l'ho già detto che questa fanfic è fantastica.....e le parti su Cyn sono le mie preferite(chissà perchè....xD)
e poi il tema di questo forum non è perfetto per questa fic.....di più! direi che non potevi non metterla anche qui!:D allora ai prossimi capitoli!!
baci
 
Top
Grizabella
view post Posted on 23/4/2010, 20:07




Ma grazie!!! allora adesso metto il capitolo su Jane

Paul&Jane


…Ma tanto so che non mi guarderà mai…



18 Aprile 1963, Londra
Royal Albert Hall


Entro nella sala dei concerti, ancora mezza addormentata. Ma perché mi hanno chiesto di venire qui a quest’ora? Ieri, quando Steve mi ha chiamato dicendomi di presentarmi al “Royal Albert Hall” alle sette, non mi ha neanche detto il perché. Mi pare di aver capito qualcosa tipo “foto”. Foto?? Ma se sono un’attrice ed una presentatrice? Perché non l’hanno chiesto a delle modelle? Qualcuna come Pattie Boyd, magari…
Mah, i misteri della vita.
Sbadiglio, mentre cammino su quei tacchi improbabili che stamattina, in preda a non so che strano raptus, ho indossato.
Ma dove sono tutti? Giuro che se qualcuno non mi chiama entro due minuti me ne torno a casa, ho di meglio da fare che aspettare un tizio che manco conosco.
Va bene, non arriva nessuno? Cominciamo a contare: uno, due, tre, quattro…
-Jane!- Mi chiama una voce.
Oh, Alleluia! Qualcuno esiste, allora.
Mi volto, e vedo Steve correre verso di me, seguito da un uomo che non conosco; che sta cercando di mantenere il passo con lui benché sia ansante, e ci credo! Tra le braccia ha un’enorme macchina fotografica.
Dietro quello strano tizio compare una schiera di pettinatrici e truccatrici che brandiscono una miriade di pettini e ombretti, scrutandomi dall’alto in basso. Oh, mi dio! Avrei fatto molto meglio a rimanere a casa.
-Sei arrivata, finalmente! Dormigliona!- Mi dice Steve.
È fortunato che sono troppo stanca per reagire, altrimenti si sarebbe già ritrovato la macchina fotografica di quel tizio a mo’ di collana.
Mi limito a sorridere, fulminandolo con uno sguardo assassino.
Il fotografo si guarda intorno, poi urla
-Peter!! Ma dove ti sei cacciato?- Peter? Ah! Ha lo stesso nome di mio fratello.
In quel momento un ragazzo intorno ai ventiquattro anni compare dalla curva del corridoio, portando tra le braccia il cavalletto della macchina fotografica e correndo come un pazzo.
Arriva davanti al fotografo e posa il cavalletto ansimando, poi lo apre e ci posiziona sopra la macchina per le foto, mentre il suo superiore lo guarda.
Ma dico, fare qualcosa anche tu? No, poi ti rovini l’aspetto… a proposito, bella camicia! Rosa fucsia con dei fiorellini verde evidenziatore… molto elegante.
Dimmi un po’, ti è per caso esploso l’armadio e sei stato costretto a metterti la roba di tua moglie?
-sempre che tu ne abbia una e sempre se sia così disperata da comprare indumenti come questo- oppure hai preso in braccio tua figlia –ripeto: sempre che tu ne abbia una- e lei aveva in mano un evidenziatore verde senza tappo?
Peter finisce di sistemare lo strumento, e il fotografo mi comincia a passare in rassegna.
-Umh, sì… accettabile.- Accettabile?!? Senti chi parla! Io almeno non indosso uno schifo di camicia!
Steve nota il mio sguardo (se l’avessi osservato ancora per qualche secondo avrei cominciato a sparare saette dagli occhi) e si affretta a fare le presentazioni.
-James, ti presento Jane. Jane, lui è James, e il suo assistente è Peter.- Peter mi rivolge un sorriso simpatico e mi saluta con la mano, James invece mi scruta insoddisfatto.
Sì, lo so. Non sono una modella! E allora? È stata tutta colpa di Steve, perciò mettiti un po’ a scrutare lui, al posto che me!
-Sì, sei piuttosto carina… però.- Piuttosto?!? Grrr…
Dalla mia bocca esce un sibilo.
-Però.. hai quel, quel… naso! Che…- Che.. cosa? Ma come ti permetti? Lo so, ho il naso a patata, non sono molto alta e ho pure i capelli rossi, ma… allora?!?
-Oh, James! Io penso che con il tipo di viso che ha quel naso le doni…- Interviene Peter.
Io gli rivolgo un sincero sorriso di ringraziamento.
-Zitto tu, Peter! Tanto, anche se non ti volessi non c’è altra scelta, per cui… al lavoro! Portatela in camerino e cercate di renderla quantomeno decente, poi riportatela in questa stanza. Loro saranno qui fra poco!- Loro?!? Loro chi?
Non ho neanche il tempo di pensare che una truccatrice mi ha afferrato malamente per il braccio e mi ha trascinato di peso in un camerino, seguita da altre tre o quattro ragazze.
-Scusami, ma “loro” chi?-
-Non fare domande e siediti!- Mi intima la ragazza, con voce gelida.
-Ok, ok…- Mi siedo, e lei comincia ad armeggiare con dei piccoli pennellini.
-Comunque “loro” sono i Beatles!- Mi informa un’altra ragazza, che sembra la più umana delle cinque.
-Zitta, Betty!- La sgrida la mia truccatrice. Lei abbassa lo sguardo e mormora –Scusa, Brigit-
-Sharon, che ci fai lì impalata? Comincia a sistemarle quella zazzera incolta che chiama capelli!- Esclama quella chiamata Brigit.
Zazzera incolta? Ma si è vista allo specchio? Più che cotonati i suoi sono la riproduzione esatta del Duomo di Milano!
Faccio per risponderle per le rime, ma Sharon mi afferra i capelli con malagrazia, e mi costringe a mordermi la lingua per evitare di urlare di dolore.
Così, mentre due delle ragazze –Sharon e Daisy, a quanto dicono i cartellini appuntati sui loro vestiti- si occupano dei miei capelli, le altre tre – Mary, Betty e, con mio grande dispiacere, Brigit- mi truccano il viso.
Ripenso alle parole che Betty si è lasciata scappare: i Beatles? Cioè, fatemi capire, dovrei posare per delle foto… con i Beatles? Ma che cosa si è fumato Steve quando ieri me lo ha proposto?
Non sono adatta, non sono alla loro altezza, non sono una modella, non sono abbastanza carina, non sono.. oh, non sono e basta!
Mezz’ora di tortura dopo, finalmente sono pronta. Mi guardo allo specchio: beh, devo ammettere che ci sanno fare; all’inizio avevo molti dubbi, per primo quello che fossero state scelte da James per la loro bravura. Boh, sono oche, ma al meno io sono “decente”! ah! Chissà cosa dirà James quando mi vedrà.
-Ok, puoi andare- Mi informa Brigit.
-James ti sistemerà i vestiti.- Aggiunge Mary.
No no no no no! Spiacente, avete sbagliato numero. Io da James non mi faccio toccare, capito? Tanto meno sul discorso “vestiti”; non accetterò mai consigli da uno che indossa una camicia rosa fucsia con dei fiorellini verde fosforescente!
Esco dal camerino e vado incontro a James, Steve e Peter. Gli ultimi due si mostrano piacevolmente stupiti dal mio aspetto, James invece mi fa segno di girare sul posto, commentando con voce assolutamente priva di emozione
-Sì, sei passabile. Bel lavoro, Brigit.-
Bel lavoro Brigit?!? Ah!
-Ok, dolcezza, qualunque sia il tuo nome…- Prosegue poi.
-Jane.- Sibilo io.
-Non mi pare di avertelo chiesto… comunque, se preferisci, Jane- Sottolinea il mio nome con una smorfia di disgusto
-Seguimi di là, ti farò avere dei vestiti adatti ad una ragazza da copertina, non questi scarti da mercato.-
Non come la tua camicia, vero?
E poi, scarti da mercato?? L’ultima collezione di Valentino? Ah, già dimenticavo.. lui indossa una camicia a fiori! Chissà dove l’ha presa, poi!
Lo seguo un po’ titubante, ma fermamente convinta che non indosserò niente che mi abbia consigliato lui.
Entriamo in un’altra stanza, leggermente più grande dei camerini, e James si posiziona davanti ad un armadio, aprendolo.
-Bene, Jane. Scegli quello che vuoi, ad eccezione delle scarpe; quelle che hai vanno bene.-
Nooo! Miracolo! James ha detto che ho qualcosa di mio che va bene! Ma, considerato come si veste lui… devo prenderlo come un complimento o no?
Scruto attentamente tutti i capi d’abbigliamento appesi alle grucce, e li passo in rassegna ad uno ad uno.
No, troppo rosa; no, è rosso e stona con i miei capelli; umh, questo? No, è blu elettrico.. con i miei capelli fa a pugni. Verde? Nah.. banale. E poi, nessuna modella si veste di verde. Sono tutte vestite di bianco e nero.
-Allora, Jane? Facciamo notte?- Io giro leggermente il viso verso di lui, con un’espressione alquanto assassina. Grr, se non la pianta giuro che gli tiro tutte e due le mie scarpe in testa!
Riprendo a fissare i vestiti, cercando una traccia di bianco in mezzo a tutti quei capi improbabili dai colori accesi, e finalmente ne scorgo una; afferro la gruccia e la tiro via da quel caos.
Mi rimane in mano un vestito assolutamente divino, bianco, senza spalline, che ricade morbidamente verso il basso, poco sopra il ginocchio; assieme è compresa una fascia di raso nera.
Guardo interrogativa James, e lui sospira
-Cosa devo fare con te? Sveglia, Jane! Va messa sotto al seno!-
Ahh! Bastava dirlo!
Indosso il vestito e lego la fascia dove mi ha detto James, poi mi osservo allo specchio: umh, niente male!
-Sì, sei quasi perfetta! Anche se io avrei preso un vestito tipo questo…- E tira fuori dall’armadio un orrore rosa fucsia coperto di pailettes enormi azzurro metallizzato.
Rabbrividisco, mentre mi dirigo verso la stanza dove dovremo fare le foto; ma arrivo alla porta e mi blocco: accanto a Steve e ad un emozionato Peter ci sono quattro ragazzi in giacca e cravatta, che ridono e scherzano con… le truccatrici?
Oh, Zeus! Che nervi…
John sta chiacchierando con Mary e Sharon, Betty sta sbavando vicino ad un George piuttosto seccato, Daisy sta ridacchiando come una scema vicino a Ringo e.. INCUBO! Brigit sta stuzzicando Paul ridendo come un’oca.
Ok, Jane. Riaccendi il cervello: quell’oca di Brigit sta toccando Paul e tu te ne stai qui ad osservarli? Vai là e fatti valere! In fondo, sono io quella che deve fare le foto con loro, no?
Oh, in questo momento bacerei Steve per avermi incastrato in questa situazione!! Sono messa proprio male, eh?
James mi passa davanti e si mette al centro della stanza, poi batte le mani per richiamare l’attenzione:
-Brigit, Sharon, Daisy, Betty e Mary! Via di qui!! Dobbiamo fare le foto!-
Oh, io amo quell’uomo. Santo cielo, l’ho detto davvero?
-Bene, ragazzi. Io sono James, il fotografo del programma “Radio Times”; e lui è Peter, il mio assistente. Come ben sapete dovrete posare per le foto da pubblicare sui giornali prima del vostro concerto qui al Royal Albert Hall, e con voi ci sarà una ragazza…-
I quattro urlano di gioia.
-Wow, una ragazza? E come è, meglio delle cinque di prima?- Domanda John.
Certo che sono meglio di quelle cinque! Cosa credete?
-Non è una modella, e ha anche un brutto naso, e i capelli rossi… però è l’unica persona che siamo riusciti a trovare…- Nel dire questo James fulmina con lo sguardo Steve,mentre io sto penso vari modi per tenerlo sotto una tortura agonizzante.
-Ma, veramente… è un’attrice, ed è molto simpatica.. poi a me pare carina.- Pigola Steve.
-Beh, dai, cosa contano due misere foto? Può anche essere brutta, tanto poi non ci rivedremo più…- Commenta Paul.
-Più che giusto, Paulie! Allora, dove è?- Chiede John.
-Oh, è nei camerini. Si stava cambiando.- John allunga il collo verso la stanza indicata da James, cercando di vedere se mi sto ancora infilando i vestiti.
-Come si chiama?- Domada Ringo interessato.
-Jane…il cognome non lo so.- Risponde James.
-Asher.- Interviene Steve.
-Ah, la conosco! Non è mica brutta…- Esclama George.
-Io no, come è?- Domanda Paul.
-Ma non è bionda?- Continua John.
-No, spiacente. Sono rossa, ma se per voi è un problema posso anche andarmene.- Intervengo io, gelida, entrando nella stanza.
Vedo John strabuzzare gli occhi.
-No, no, signorina. Nessun problema! Era una semplice domanda…- Esclama lui, baciandomi la mano.
-Asher, finalmente! Pensavo che non ci degnasse più della sua presenza…- Commenta acidamente James.
-No, James. Ci ho messo tanto perché ho ascoltato i vostri discorsi…- Replico io, guardandolo bieco.
Osservo uno per uno i quattro ragazzi, sentendomi la persona più fortunata della terra; poi il mio sguardo cade su Paul, che se ne accorge e sorride.
Io abbasso gli occhi a terra e arrossisco.
Ah, quanto è carino quando sorride… e i suoi bellissimi occhi verdi, il suo viso angelico… oh, mio dio, mi sono innamorata di lui! No, Jane. Non fare cavolate; lo hai promesso! Uffa, lo so ... prima di trasferirmi nel centro di Londra dal quartierino di Marylebone mi ero prefissata di non fare sciocchezze, e innamorarmi di Paul McCartney mi sembra proprio una sciocchezza colossale! Anche perchè rischio di non essere ricambiata; d'altronde su un milione di fan che lo circondano, tra cui molte modelle -tutte più belle di me, oltre a tutto-, vuoi che scelga proprio me? Me?!?
Sospiro, cercando di affrontare la realtà: non gli piacerò mai, e dopo aver fatto quelle due foto si dimenticherà completamente di me.
Però, come mai è arrossito anche lui quando mi ha guardato? C'è forse una piccola possibilità per me? No, Jane! Basta con i sogni! Paul McCartey è irraggiungibile, punto! Cerca di togliertelo dalla testa, anche se sai già che non ce la farai. Nessuno però mi impedisce di sognare, ma tanto so che non mi guarderà mai...


***


image

Uploaded with ImageShack.us
 
Top
__FlowerPower__
icon6  view post Posted on 23/4/2010, 20:16




Questo è uno dei miei preferitiiiiiiiiiiiiii!!! Io ringrazierei Night per avermi fatto conoscere questa tua favolosa fic :wub:
 
Top
Zazar Ramone
view post Posted on 23/4/2010, 22:58




Questa fiction è meravigliosa, io la adoro tantissimo!!!:D
La seguo su EFP e consiglio a tutti di leggerla..^^
Marty, sei bravissimaaaaaaaaaaaaa!!!! :D
Baciiiiiiiiiiiii

Zazar Ramone
 
Top
Grizabella
view post Posted on 24/4/2010, 12:17




Ma grazie ragazze!!! :D
mi fate arrossire :LOL:


George&Pattie




Mi sono accorta che è con George che voglio passare la mia vita…



Un giorno imprecisato del 1964,

Casa delle sorelle Boyd, Liverpool


-Ok, ok ok…Jenny, ripeti!- Io stresso la mia povera sorella minore.
Jenny sospira, poi ripete per la centunesima volta.
-Abbiamo la scena nel treno assieme ai Beatles!- BUM! Da quel momento il mio cervello cessa di esistere (Riposa In Pace, cervello mio).
Paula mi passa più e più volte la mano davanti agli occhi, mentre io li tengo sbarrati
Scena sul treno=Beatles=George Harrison=giorno più felice della mia vita!!!
-Pattie! Pattie! Niente da fare, Jenny… mi sa che l’abbiamo persa.- Ridacchia Paula.
-Già… giurerei di aver visto il suo cervello lasciare la scatola cranica.- Sbotta Jenny.
-Un minuto di silenzio per il compianto cervello di Pattie…- Annuncia Paula solenne.

Un minuto dopo…

-Perfetto! Ora passiamo alle maniere forti.- Sento dire da Paula.
AAAAAAAH! Brutte degenerate! Mi sarei svegliata tra due secondi, avevo già rizzato le orecchie a “maniere forti”...
Riemergo sputacchiando dalla massa di acqua gelida che mi hanno rovesciato addosso.
-Io dico a mamma di togliervi dal testamento… - Sibilo, sputando acqua.
-Maddai, su… non prendertela per così poco… altrimenti quando sarai con i Beatles che farai? Ho sentito dire che sono davvero terribili in quanto a scherzi.- Mi informa Jenny; ma tanto è inutile, alla parola “Beatles” sono di nuovo incantata ad occhi sbarrati.
-Ecco, visto? Helen! L’avevamo appena svegliata!- Si lamenta Paula.
-Io torno in cucina a prendere il secchio..- Annuncia Jenny.
Coooosa?? Il secchio? No no, grazie, io qui mi sveglio da sola.
-Voi siete mezze matte!- Esclamo, cominciando a correre verso la mia camera.
Finalmente salva da quelle due svitate! Entro e mi siedo sul pavimento, appoggiando la schiena al legno della porta chiusa; nel buio scorgo il poster di George.
Oh, George… sembra quasi che mi guardi. Ma io lo so, George, che prima o poi tu mi guarderai sul serio. Domani gireremo la prima scena insieme ed io sono sicura che riuscirò a parlarti; so che sei single, e che adori le ragazze perfette “alla Brigitte Bardot”, ma anche io sono bionda, e ho gli occhi azzurri, e penso di poterti conquistare.
Brr! Ma perché fa così freddo qui? Ah, già.. sono interamente coperta di acqua gelida, ecco perché!
Mi farò una doccia calda, ma prima voglio farle sentire un po’ in colpa.
-BRR!!! Ma che freddo fa qui!!!!- Urlo allora.
-Chissà perché! Ah, sì! Perché sono coperta da capo a piedi di acqua gelida!- Proseguo poi, sottolineando le ultime due parole.
Dal piano terra sento le mie due “care” sorelline commentare:
-Certo che nostra sorella è proprio strana a volte!- Paula.
-E pensa che tu la sopporti da solo quindici anni! Io da diciassette…-Jenny.
-E vabbè.. anno più, anno meno.. ma io sono nata quando aveva quattro anni, vuoi mettere? Tu quando lei ne aveva due… e non giocava a mamma e figlia usando te come cavia!-
Ma brutte…!
-OH!!- Esclamo io.
Bah, ora stanno ridendo. Disgraziate! Sorrido, poi mi trascino verso il bagno, lanciando un’ultima occhiata a quel viso così bello e perfetto ritratto nel mio poster…

Il giorno dopo, sempre imprecisato, nell’anno 1964

Set del film “A Hard Day’s Night”, Liverpoo
l

Tra poco incontrerò George! George Harrison! Il mio idolo! E lo guarderò in faccia! Ovvio, sempre se non svengo prima.. il che sarebbe un bel problema, anche se magari mi può prendere lui tra le sue braccia.
Certo, può sempre farmi cadere, mica detto che debba prendermi…
Oh, George!
-Emh, Pattie?- Che cosa adesso c’è, Jenny? Mi volto verso di lei con un’espressione assassina: sa bene che non deve mai interrompermi mentre penso ai miei film mentali con George Harrison, eppure lo fa sempre.
-Dimmi…- Ma dico! Non si interrompe la gente quando è persa nei propri film mentali con George Harrison!
-Volevo solo ricordarti che tu hai Eric.- Oh, Merda! Eric! Eric Swayne, il mio ragazzo! O meglio, pseudo- ragazzo. Mi.. oddio, non riesco neanche a pensarlo, mi faccio schifo da sola. Mi sono dimenticata di lui!
Oh, Eric, come fai a stare con una che, convinta di poter conquistare George Harrison, si dimentica di essere fidanzata?
Non mi meriti Eric, per niente.
Sento le lacrime pungermi agli angoli degli occhi: perché, perché me lo hanno ricordato? Mi sento un mostro, so di non amare più Eric. Ma allora perché ci sto ancora insieme?
Vedo Jenny guardarmi sconvolta.
-Oddio, Pattie. Scusa! Io.. io non volevo, non lo sapevo! Tu non lo ami più, vero?- Centrato, sorella mia. Colpito e affondato.
Annuisco, mentre comincio a singhiozzare; sento la mano di Paula che lentamente mi accarezza i capelli, trasmettendomi con un solo gesto tutta la sua comprensione. Mi sento così stupida per essermi innamorata di un Beatle irraggiungibile.
-Non sentirti stupida- Mi sussurra Paula. Come ha fatto a capire cosa ho pensato? Sarà forse questo il legame emotivo e affettivo che accompagna le sorelle fin dalla nascita?
-Non c’è niente di stupido nell’amare una persona che ti sembra irraggiungibile. Guardati intorno! Sei sul set del loro film, accidenti! Chi ha detto che non è possibile?- Oh, non lo so.. forse il fatto che non mi conosce neanche e che sono solo una su miliardi di ragazze al mondo?
-E poi, non sentirti un mostro per Eric. Sarà ancora peggio se continuerai così e non lo lascerai.- Continua Jenny.
Ok, va bene. Avete ragione, ma prima di sapere cosa provo veramente voglio almeno incontrare George.
-Signorina Patricia?- Mi chiama una voce.
Oh, cavolo! È Richard Lester, il regista! Ho pianto come una scema e ho tutto il trucco colato! Sembrerò un panda!!!
Mi passo un dito sotto le palpebre, pronta a trovarlo nero, invece… niente!
Grazie santo protettore dei disperati! Grazie Santo Picitato! [NB: è nominato nel film Yellow Submarine dal sindaco di Pepelandia, quando il "giovane" Fred torna con i Beatles]
Mi volto, e mi trovo faccia a faccia con un uomo sulla trentina, un po’ stempiato, ma con un viso molto simpatico.
-Mi ha chiamato, signor Lester?-
-Sì. Tra dieci minuti si cominciano le riprese, se poi passi in camerino le costumiste di danno il vestito da indossare. E queste ragazze chi sono?- Si rivolge alle mie sorelle.
-Sono Jenny.. cioè Helen, soprannominata Jenny, e Paula; le mie due sorelline.- Rispondo.
-Hey, tieni a bada il “sorelline”!- Esclama Jenny, indignata.
Vedo Dick Lester ridere, poi parlare con le mie due sorelline. Eh, sì, cara Jenny. Sorelline. Perché, fino a prova contraria, io ho diciannove anni, e voi due diciassette e quindici.
-Ci servono comparse per queste scene, se ve la sentite seguite pure vostra sorella Patricia in camerino.-
-IIIIIIIIIIIIH!- Urlano loro due in coro.
-Io penso che quello sia un sì, signor Lester!- Esclamo io, tappandomi le orecchie.
Lui sorride
-Già!!! Mi dia del tu, signorina Patricia.-
Va bene, ma lei la smette di chiamarmi “Patricia”???
-Sarà fatto Richard. Però lei mi chiami Pattie.- Ecco, non Patricia. Ho un nome d’arte e mi va bene così, grazie.
-Ok, Pattie. Come si spengono le tue sorelle?-
Come si spengono? Beh, non è facile… Jenny sta saltellando per tutto lo studio, Paula invece sta ballando con tutti i malcapitati che si trova davanti. Proviamo il primo modo…
-INSOMMA, LA VOLETE SMETTERE???-
Loro si fermano.
Bene! Il primo modo è sempre efficace.
Mi avvio verso il camerino, seguita da Jenny e Paula.
Appena entriamo una schiera di ragazze ci sorride e ci porge tre vestiti uguali: una camicia bianca, una cravatta nera a righette bianche, e un vestito grigio chiaro.
Umh. Ok, carini. Ma perché la cravatta? Boh, appena lo incontro lo chiedo a Lester.
Non replico, mi cambio i vestiti e Paula e Jenny fanno lo stesso, poi usciamo dal camerino più elettrizzate che mai; e chi incontro? Richard Lester!
Oh, beh. Almeno avrò una risposta immediata.
-Scusa Richard… perché le cravatte?-
-Ah, non ve l’ho detto? Interpretate delle studentesse fan dei Beatles che si trovano sul vostro stesso treno.- Ahhh.. capito. Una domanda sola: dove piripicchio lo infilano un treno nel set di Londra?
-Treno???-
-Sì, treno! Pensavo davvero di avervelo detto! Andiamo alla stazione a prendere il treno delle dieci, che poi ci porterà a Londra.-
Eh, beh.. dettaglio trascurabile, dopotutto, no?

Una volta sul treno

-Bene, Pattie, Jenny e Paula! Venite qui!- Ci chiama Dick Lester, dal vano portabagagli.
Vicino a lui, oddio, no! Vicino a lui ci sono i Beatles!
Abbasso lo sguardo, ed il mio cuore comincia a battere.
-Scusa Dick. Chi sarebbero?- Domanda George.
Ecco, lo sapevo. Non sa manco che esisto. La mano di Paula sfiora la mia, per consolarmi.
-Sono le ragazze che interpretano le studentesse sul treno, le vostre fan!- Ripete paziente Dick.
Poverino. Avere a che fare con quattro ribelli non deve essere proprio facile.
-Ah, sì! Quelle a cui io devo chiedere se George e John possono unirsi a loro- Esclama Paul.
-E a cui io domando se hanno una lima per togliermi le manette!- Sghignazza John.
Lima? Manette? Okay, quanti “minuscoli dettagli” si è dimenticato di riferirmi Dick Lester?
-Sì, sì. Esatto John, loro. Beh, non siete curiosi di conoscerle?-
Paul, Ringo e John saltano sui loro sedili, George sbuffa, leggendo il giornale.
-Se proprio dobbiamo.-
-Dai Dick. Falle entrare.-
Io, con un coraggio che non mi è mai appartenuto, muovo le mie gambe ed entro nella stanza; dietro di me sento i passi di Paula e Jenny.
-Lei è Jenny Boyd- Dick indica mia sorella,
-Lei è Paula Boyd-
Sento la sua mano sulla mia spalla
-E lei è Pattie Boyd- Io sorrido.
-Ok, ok. Tre Boyd? Siete tre sorelle?- Domanda Paul.
-Nooo! Chi noi? Pf, ma scherzi? Non ci siamo mai viste prima..- Esclamo io. Jenny e Paula cominciano a ridere, trascinando me e gli altri a ruota. Perfino George alza lo sguardo dal giornale e… non lo riabbassa più.
Sembra ipnotizzato. Da cosa? O meglio, da chi?
Non lo so, ma sembra fissare me. Accidenti, mi sto facendo i miei soliti film mentali! Andiamo, Pattie, perché dovrebbe guardare te e non magari Paula? O Jenny?
Sì, forse in fondo non sta guardando me.
Giro gli occhi, trovandomi a fissare e a perdermi in due occhi color cioccolato; dopo due minuti abbassiamo lo sguardo
Okaaaay… Stava fissando me!
Sento un caldo improvviso avvolgermi le guance.. oh no, sto arrossendo! Perfetto. Così ora sono una ragazza chiara di pelle, con gli occhi azzurri, i capelli biondi e due gote rosse come Heidi. Magnifico…
Ci manca la capretta e sono a posto. Uff
-IN POSTAZIONE!- Urla Dick.
Vedo Ringo sedersi dietro la batteria, John prendere posto vicino al cane, Paul vicino all’attore che interpreta il nonno, e George tra Paul e John. Accidenti, quanto è bello!
-Bene Pattie! Siediti qui.- Dick mi indica un posto sulla sedia tra Paul e Ringo.
Coooooosa? Proprio di fronte a George?!? Ma non ce la posso fare! Non ce la faccio!!!
Mi sento addosso gli sguardi di tutti i presenti, mie sorelle comprese. Ma brave! Dopo facciamo i conti…
Prendo posto con due gote rosse che Heidi se le sogna, e sento uno sguardo più forte degli altri addosso;
guarda caso, proviene dal proprietario degli occhi color cioccolato davanti a me.
Oddio… e io dovrei sembrare naturale con i Beatles (e George) che suonano davanti a me, e con loro (e George) che mi fissano mentre rido!
No! Accidenti.. noteranno i miei denti! Io non voglio, non davanti ai Beatles (e George). Insomma, mi sono sempre definita un’adolescente normale con un leggero problema agli incisivi superiori, in fondo a nessuno importava, anzi, risultavo più simpatica. Purtroppo non è con la simpatia che si conquista il lavoro come modella, ed il mio primo “valutatore” mi aveva detto che la bellezza c’era tutta, però, cosa aveva detto? Ah, sì.. i criceti non fanno le modelle. Tsk! Se io ero un criceto, lui era un cavallo del Bengala! Aveva un morso da fare invidia a qualsiasi purosangue delle praterie sconfinate. Bah. Io devo fare quello che mi dice il cuore, pazienza! Riderò se il mio cuore mi dirà di ridere, e George mi guarderà e penserà “Ma io ho perso il mio tempo con un criceto simile?” ed io tornerò con Eric. Ma in fondo l’ho visto, l’ho quasi conosciuto, e mi ha fissato per più di un minuto! Ho i miei motivi per essere pienamente soddisfatta.
-ONE, TWO, THREE, FOUR!- La voce di John mi riporta alla realtà, e le note di I Should Have Know Better mi fanno capire che ero sotto osservazione della telecamera per più di tre minuti, ed io mi ero fatta inquadrare con una faccia incantata. Iniziamo bene…
Mi concentro su tutti e quattro ragazzi, e vedo Paul che cerca di muoversi come suo solito mentre suona e canta: porca miseria! Ma questo benedetto ragazzo non è capace di stare fermo? E per muoversi muove anche il basso, e tutte le volte che lo abbassa mi fa dei peli ai capelli…!! La situazione è troppo comica per non ridere; lui che canta e cerca di evitare di crearmi un’ ematoma, io che lo schivo ridendo, fuori dal vano portabagagli Jenny e Paula che infilano le mani nella rete e cercano di toccare Ringo, i quattro ragazzi che ogni tanto alternano gli strumenti con le carte da poker, e George che mi fissa: vedrà i miei denti da criceto, e chi se frega! Ho voglia di ridere e rido!
George però non sembra aver perso la voglia di fissarmi, nemmeno dopo aver visto il mio difetto… anzi! Gli è apparso un leggero sorriso sul volto.
Ah, George!
La canzone finisce, entra il loro “manager”, Norman.
-Non muovetevi. Sono impazziti là fuori. Ci sono milioni di ragazze.-
-Posso sollazzarmi con una di loro?- John. Giro la testa verso Norman, per non far vedere che rido.
-No, non puoi.-
-Ascoltate, appena ve lo dico io, uscite di là ed entrate in quel taxi-
John fa segno di diniego con la testa, un secondo dopo annuisce.
Tutti si alzano, ed io rimango lì impalata a guardarli e a salutarli mentre si preparano a scendere.
-STOP!- Urla Dick.
La scena è finita, e Dick Lester informa me, Jenny e Paula che per oggi non sono presenti scene con noi, ma che domani ne dovremo girare alcune, quindi dobbiamo ripresentarci.
Annuisco e mi alzo, non voglio andarmene, ma tanto anche se volessi non potrei; dato che sono su un treno che da Liverpool va a Londra!
-Ah, per il ritorno… tra poco saremo a Marylebone, e scenderemo tutti, non è ancora tempo di arrivare fino a Londra. Poi prendiamo un altro treno e torniamo al set di Liverpool, dove giriamo la scena della mensa e delle prove di “I’m Happy Just To Dance With You”. Nel frattempo liberi tutti! Domande?-
-Sì… mi dai un bacetto?- Sghignazza John. Che genio quell’uomo.
-No, John. Oggi no. Non ti sei comportato bene.- Risponde Lester.
John assume una faccia afflitta e se ne va, le ultime parole che sento sono –Sei un suino!- E la risata del ragazzo dopo.
-Pattie, Paula!- Jenny ci chiama, mi volto verso di lei.
-Andiamo nel vagone ristorante! Stamattina non sono riuscita a fare colazione ed ho una fame pazzesca-
Oh-oh! Perché ho paura che quello che mi sta lanciando Jenny sia uno sguardo accusatorio?
Paula si tocca la pancia.
-A chi lo dici! Stamattina qualcuno non ci ha lasciato mangiare!-
E beh? Avevo paura di arrivare in ritardo!
-Dico, ce l’avete con me?-
-Chi, noi? Na, figurati! Come potremmo? Non ti sei mai alzata alle cinque perché avevi paura di arrivare in ritardo…- Comincia Paula, stiracchiandosi.
-…e non ci hai mai proibito di fare colazione…- Continua Jenny.
-Vipere! Un po’ di rispetto per la sorella maggiore!- Sorrido. Stupide, non cambieranno mai… ma mi piacciono così come sono.
-Io non vedo nessuna sorella maggiore qui, Jenny. Tu?-
-Io sono sicura che è al vagone ristorante…-
-Ooooh che stress! Andate, andate! Io non ho fame, gironzolerò un po’ per il treno.- Voglio pensare a George…
Esco dal vano bagagli. Accidenti, ora non avrò più il coraggio di guardare in faccia Eric! Come ho potuto dimenticarmi di lui? E poi, per una persona irraggiungibile! Però oggi mi ha guardato…. No, sono sicura che guardava i miei stupidi denti!
La mia mano passa involontariamente sul labbro superiore.
-Hey! Che cosa ci fai qui?- Il mio cuore ha un tuffo.
Che spavento! Ma la gente non sa che se si urla alle spalle di una persona che sta pensando, quella perde dieci anni di vita?? Mi volto.
Ommioddio! È George!
-Accidenti, George! A momenti salto giù dal treno!- Mamma mia quanto è bello.
-Emh… che ci fai qui?- Si passa una mano nei capelli. Oh, santo cielo! Se lo rifà rischio di saltargli addosso.
-Pensavo, e tu?-
-Anche.-
Già, ma io pensavo a te, e tu non credo che pensassi a me..
-Chi ci sarà in queste carrozze così lussuose?- Ma che razza di domande fai, Patricia? Che vuoi che gliene importi di chi ci sta? Un ricco! Ecco chi!
Ma, ma… George sta ridendo! Oh Dio grazie!
-Sarà una coppietta o un dirigente.-
-Non mi interessa. Allargherò i miei orizzonti.- Lentamente mi avvicino alla porta, sento una mano sulla mia, una mano calda e leggermente più grossa.
Con l’altra mano George bussa alla porta.
Nessuno risponde.
Lui fa scorrere la porta di metallo, facendo apparire ai miei occhi uno scompartimento messo a nuovo, molto pulito e lussuoso.
George mi fa cenno di sedermi.
Oh, mio Dio! Cosa vuole fare? Lentamente prendo posto su un sedile.
Lui si inginocchia davanti a me. Ma… non è possibile! Cosa fa? È uno scherzo? Sì, sì.. sicuramente sta scherzando, sarà una scommessa che ha fatto con Paul.
-Ti sposeresti con me?- Ahhaha, bello scherzo! Scoppio a ridere. Vedo George rabbuiarsi. Oh cielo! Diceva sul serio! E io gli ho riso in faccia come una scema!
George sorride di nuovo.
-Beh, se allora non vuoi sposarmi, verresti con me a cena?- Ma certo che sì. Io verrei in capo al mondo con te, sei l’uomo più bello che io abbia mai… Eric.
Io non posso, io… ho Eric!
George nota il cambiamento d’umore.
-Qualcosa non va?- Tutto non va! Io ti amo e devo dirti di no perché sono fidanzata con uno che non voglio più.
Una lacrima scende lungo il viso.
-George, io…- Tolgo le mie mani dalle sue, e scappo via singhiozzando.
-Pattie, PATTIE!- Mi chiama lui.
Io singhiozzo ancora più disperatamente.
Io ti amo George! Non puoi capire come mi senta…
Passo davanti ai tre Beatles, che stanno chiacchierando con Jenny e Paula.
-Pattie! Cosa succede?-
-Pattie! Patricia Anne Boyd! Fermati subito!-
È inutile Jenny, sai che non lo farò.
Correndo il dolore sembra affievolire.
Poco dopo sento George arrivare trafelato e sconvolto, e Paula lo aggredisce subito.
-TU! Che cosa le hai fatto?-
-Le ho semplicemente chiesto se voleva uscire con me! Poi lei è scoppiata a piangere, ed io non so il perché!- Dalla voce sembra sconvolto, e questo mi fa stare ancora peggio.
-Oh, Merlino! Ecco perché è ridotta così!- Paula parte a fulmine verso la mia direzione.
-Ehm, vedi George.. devi sapere che lei ti adora, anzi direi che quasi ti ama, il problema è che è fidanzata. Soltanto che lei non lo ama più, però non sa come dirglielo, e si sente un mostro perché pensava di voler lasciare Eric per una persona -te- che credeva irraggiungibile. Così ora sta doppiamente male.- Spiega Jenny.
-Oh, io non volevo…- Sospira George.
-Fa niente.. è ora che si decida a mollare Eric! Non lo sopporto più!- Detto questo Jenny corre verso di noi, e tutte e tre scendiamo a Marylebone.

Io non sono innamorata di Eric, non più. Mi sono accorta che è con George che voglio passare la mia vita, non con lui! George, George e poi ancora George! Mi ha anche chiesto di uscire! Ma, e se non lo pensasse davvero? Se volesse usarmi come un giocattolo? Oh, Pattie chi se ne frega! Non si può continuare cosi. Tu ami George, Eric è solo un ripiego, da un po’ di tempo a questa parte tu stai colui perché sai che avrai qualcuno con cui stare se George non mostrasse interesse!
Mamma mia, sono un mostro. Un vero mostro. No. Lo sarò soltanto se cercherò di mandare avanti la mia relazione con Eric. Stasera romperò con lui.
In fondo, io ti ho sempre amato, George, e solo ora me ne rendo conto: con Eric è finita dalla prima volta in cui ti ho visto…


***


image



Grazie a tutte per i commenti!! vi adoro :wub:

Edited by Grizabella - 3/5/2010, 18:52
 
Top
thief.
view post Posted on 27/4/2010, 15:05




Lo sai che adoro questa fic. <3
Soprattutto le parti con Pattie - giuro che George non c'entra D: *-*
 
Top
»Ticket to ride
view post Posted on 3/5/2010, 16:33




Continua presto, la adoro.
Mi piacciono soprattutto le parti con Cyn! ^^
 
Top
Grizabella
view post Posted on 3/5/2010, 17:51




Ringo&Maureen


Ringo, a malapena ti conosco, ma già ti amo!




Settembre 1962, Liverpool

-Dot, muoviti!- Santo cielo! Quella ragazza fa venire il latte alle ginocchia da quanto è lenta.
Di sicuro sarà in bagno.
-Arrivo, sono in bagno, mi sto pettinando!- Appunto. Ma dico, cosa ti pettini che hai i capelli corti?? Boh, ma io non so. Tutte le volte che dobbiamo andare al Cavern fa questa scena qui.
Manco ci fosse Buddy Holly lì dentro!!
Umh, però da un po’ ci suonano dei giovani niente male, i Beatles mi pare che si chiamino. Sono quattro ragazzi qui di Liverpool, si chiamano John, Paul e George; stando a quello che dice Dot. E lei ne parla in continuazione! E ci credo.. è la ragazza di quel figo di Paul McCartney dal 1959! Anche io ne parlerei… fossi la ragazza di uno di loro.
Sono tutti e tre molto carini, peccato che quello chiamato John sia off limits: sta da cinque anni con una ragazza di un anno più grande di lui, Cynthia; e, da quanto dice Dorothy, lei è pure incinta.
Mah… se io ho sedici anni vuole dire che come minimo lui ne ha ventidue, visto che ha due anni in più di Paul e lui ne ha venti. Boh, comunque, venti o ventidue che sia, a primo impatto non mi sembra tanto adatto a fare il padre… non che non ami Cyn, eh! Dot dice sempre che la venera, addirittura, però non ha tanto l’aria di un buon padre di famiglia.
E chi ce l’avrebbe, con un gruppo che sta per scalare le vette del successo?
Hanno già inciso il loro primo singolo, Love Me Do, peccato che nessuno lo compri.
Io l’ho preso, a dirla tutta.. però non mi ha molto colpito: preferisco di gran lunga il rock puro che circola nelle vene del Cavern quando loro suonano pezzi come Long Tall Sally di Little Richard o Twist And Shout di Madley e Russel.
E poi c’è George, quel bellissimo ragazzo di diciannove anni. Quando suona la chitarra mi fa sciogliere! Peccato, però, che stia con Iris Caldwell, considerata la “ragazza più bella di Liverpool”. Ah! La classica bionda-occhi azzurrissimi.
Pf.. nemmeno Dot la vede di buon occhio, ma credo che sia perché prima era la fidanzata di Paul.
Oltretutto Iris è la sorella di Rory, il leader della band “Rory Storm and The Hurricanes”, che suonava ad Amburgo con i Beatles.
Chissà cosa ne pensa lui!
Uno scalpiccio di passi interrompe i miei pensieri.
-Mo, ci sei?-
No. Stavo pensando, Dot, accidenti!
-Andiamo và, che è meglio.- o altrimenti il tuo Paulie amoruccio ti dà per dispersa.
-Lo sai che stasera ci sarà anche il mio Paulie amoruccio?- Noooo… dici sul serio? E perché sono sempre l’ultima a sapere le cose?? D’altronde, come faccio a saperlo se la ragazza che saltella vicino a me lo ripete solamente cinquanta volte al giorno? Certi momenti mi sembra un pappagallo scemo.
-Io dico che se non ti muovi quando arriviamo il tuo Paulie amoruccio ha già trent’anni.-
-Stupida che sei…- Stupida? Io??? No, sono solo realista! Sarà già tanto se i nipoti dei proprietari del locale (quelli attuali al nostro arrivo saranno già morti…) riusciranno ad impacchettarci i resti dei loro scheletri!
E beh, cosa hai tanto da ridere?
La fulmino con un’occhiata.
-E lo sai che hanno cambiato il batterista?- Sì!!! No, Maureen.. trattieniti dal ballare la danza della vittoria, contegno! Sei in mezzo alla strada principale di Liverpool, non mi sembra il caso.
ALLELUIA!!! Finalmente quelle deficienti delle fan la smetteranno di entrare al Cavern con la foto di Pete attaccata sopra il loro maglione!
Sì, sì, sì!!!
Chissenefrega del contegno! Evvai, Pete Best se ne è andato, Pete Best se ne è andato!
Saltello attorno a Dot.
-Si può sapere perché sei così felice?-
-Vuoi mettere? Tutte le volte che entro nel club orde di ragazzine assatanate hanno la foto di Pete sul maglione, in corrispondenza del cuore.- “oh, perché così piccolo Pete è più vicino al mio cuore… e può sapere quanto lo amo… ah, il mio Pete!” Rabbrividisco al solo ricordo dell’uguale risposta delle fan
all’ovvia domanda “perché tu, (brutta scema) bella bambina, hai la foto di Pete Best che, detto fra noi, (non è neanche ‘sto gran fico) non è neanche così tanto bravo, attaccata (a quello schifo di maglione) sul tuo cuore? (Che tanto lui non sa manco che esisti) Che tanto lui da laggiù non vedrà mai (perché sei brutta come tutto) perché sei coperta dalle altre? ”
-Mi trattengo sempre dal vomitare loro addosso!-
E ce ne vuole! Con quegli orridi maglioni che si ritrovano è un’impresa neanche tanto facile…
-Il loro nuovo batterista si chiama Ringo Starr. Cioè, Richard Starkey, però Rory ha pensato che il suo pseudonimo fosse più adatto..-
Rory?? E lui che centra con i Beatles? A parte il fatto che sua sorella è la ragazza di uno di loro? E poi “Ringo”.. puah! Che schifo di soprannome. Ma d’altronde, da uno che si è soprannominato Rory Storm non mi aspetto un granchè.
-… da “Rings”, lo sai? Perché porta sempre un sacco di anelli- Quindi Rory conosce Ringo. Chissà come mai? Sarà il suo vicino di casa, o ci avrà provato anche lui con sua sorella…
-Mo, mi stai ascoltando?- Io? No, affatto.
-Sì, sì.. certo, Dot. Cosa centra Rory?-
-Ringo prima era il batterista della loro band, “Rory Storm and The Hurricanes”.-
Grandioso! Così i Beatles, oltre ad avergli fottuto la sorella, gli hanno fottuto pure il batterista!
Mitico.
E poi, chissà come sarà questo “Ringo”. Il solito teddy boy, ci scommetto; come gli altri tre.
-Io l’ho conosciuto Ringo. Ad Amburgo, quando sono passata con Cyn. E Paulie mi ha dato questa…- Ooooh, una vera d’oro… una vera d’oro? Oh santo Dio, Dot!
-Dot! Ma ti vuole sposare??-
-No, no. Ad Amburgo si usa così.. si porta un anello simile alla fede nuziale sul dito anulare della mano destra, come segno di fidanzamento, e poi il giorno delle nozze si sposta a sinistra.-
Ah, però! Gran romanticone, eh? E chissà da chi lo ha imparato. Non voglio saperlo, probabilmente da una delle sue numerose concubine…
-Glielo ha detto Astrid Kircherr.- Ah, ora si spiega tutto. Una cosa sola: Astrid chi????
-È la fidanzata di Stuart.- Ah beh.. se è la fidanzata di Stuart allora… ne so ancora meno.
Per quanto mi riguarda può anche averglielo detto il proprietario del locale dove suonavano, durante una passionale dichiarazione di amore, però rimango sempre della mia idea che glielo ha detto Betty Boop.
Non si può mai sapere, con i tempi che corrono.
-Dicevo che comunque l’ho conosciuto. È un gran simpaticone, ha due bellissimi occhi azzurri. L’unica cosa è che ha un naso enorme e la barba lunga e i capelli tirati su a ciuffo, come Elvis. E striati di argento.- Oh grandioso! Un teddy boy anziano che non è ancora capace a radersi!
E dimmi, suona per caso la batteria con due ossa di mammuth? Si veste con la pelle del Tirannosauro Rex?
-Ah. Cariiiiiiiiino.- Sì, sì, come no. Per una disperata.
-Sareste una bella coppia, voi due.- Cooooosa? Ma sei fumata? Io e quella sottospecie di Babbo Natale preistorico?
La fulmino con un’occhiata.
-Guarda che non scherzo. Poi te lo presento e ne parlo a Paulie.-
-Ma no, Dot. Non ti devi disturbare, nelle tue condizioni, poi. –
-Shhh! Zitta, Mary! nessuno deve saperlo, qui a Liverpool.- Nessuno? Neanche il padre? E poi, mi chiamo Maureen. Non Mary. Maureen. Vuoi lo spelling? M-a-u-r-e-e-n.
-Maureen- Brontolo io. Ma insomma! Odio il mio nome originario, l’ho anche cambiato all’anagrafe il 4 agosto, il giorno del mio sedicesimo compleanno.
-E comunque, quando hai intenzione di dirglielo, Dorothy? Fra nove mesi, quando avrai un McCartneino fra le braccia?- Ed è inutile che mi guardi così, cara. È vero. Sei incinta da quando sei andata ad Amburgo l’ultima volta, e lui ancora non lo sa.
-Può essere un’idea… tu glielo porti, io intanto scappo in Canada.-
-Altolà, coniglia! Nessuno va da nessuna parte, intesi?- Anche perché se glielo porto io probabilmente scappa in Canada pure lui, e vi incontrate. E non credo sia una buona idea.
-E allora cosa dovrei fare? Se glielo dico, mi muore lì!-
-E i Beatles dovranno trovarsi un altro bassista. E sarebbe una tragedia.-
-Esatto…- Ma che diamine dici, scimunita? Se glielo dici magari, e dico magari, va tutto bene e vi sposate davvero, così tu potrai finalmente spostare la vera di Betty Boop sull’anulare sinistro.
-Diglielo. Così almeno sarà il secondo Beatle a mettere su famiglia.- e non è che la cosa mi dispiaccia, eh.
Solo che vent’anni sono ancora meno di ventidue, e Paul non mi sembra molto più adatto di John a fare il padre, farfallone com’è.
E “farfallone” è una parola molto gentile per descriverlo.
Diciamo che se fosse una femmina avrebbe una cinquantina di figli sparsi solo ad Amburgo; e, pur essendo un maschio, due o tre ce li ha comunque.
Perciò capisco bene che non sarà una vita facile quella di Dot, quando lui lo verrà a sapere.
Ma questo è meglio che non glielo dico.
-Avanti, Dot. Devi dirglielo, altrimenti quando lo viene a sapere è ancora peggio.- E se non ti sbrighi ciò avverrà presto, visto che sei al terzo mese e a partire dal prossimo non potrai nasconderlo più di tanto.
-E se abortisco?-
-Ma tu sei scema! E se per caso poi lo vuole?- Non penso, purtroppo, ma Dot deve capire che è molto meglio dirglielo.
-Non credo… ho anche già preso appuntamento con l’agenzia di adozioni locale.- Complimenti! Senza nemmeno dirglielo? Dot, ora ti mazza.
-Toh, guarda! Il Cavern… entriamo?- Dot, perché sei così spaventata? Perché hai così paura di dirglielo? Sarà pure un farfallone, ma non ti farà del male.
-Avanti, Dot. Andrà tutto bene.- No, non piangere. Ci sono io vicino a te. Ecco, ora ti stringo la mano.
-Vieni con me.-
Entriamo nel locale, e miracolosamente è ancora vuoto.
Grazie a Dio! Siamo quasi in orario..
I clienti devono ancora arrivare.
-Hey, Dot! Amore…- Oh, no! Ommioddio, Paul. Si sta avvicinando. No, no, Dorothy; non guardare me, guarda lui.
-Vai.- Le sillabo con le labbra.
No, accidenti! Che fai? No non piangere! Non ora! Non qui! Vai fuori… oh, menomale! Ha capito dalla mia espressione cosa volevo dirle.
Ok, perfetto. Si è asciugata le lacrime e ora Paul la sta accompagnando fuori: mi dispiace per lei, ma io ho un brutto presentimento.
-Allooora, chi abbiamo qui? Salve, carina… sei l’amichetta di Bubbles?- John. Cosa vuoi ora da me? E chi sarebbe “Bubbles”? ah, sì.. ora ricordo: è il soprannome di Dorothy, glielo ha dato lui… stupido.
-Sì, io sono un’amica di Bubbles, cioè, di Dot. Mi chiamo Mary.. Maureen!- Accidenti, stupida! Ti pare il momento di balbettare? Neanche ti piace John Lennon! Se già balbetti con lui, figuriamoci con George davanti!
-Oh-oh! Hai le idee confuse, carina? Non sapevo ti facessi questo effetto!- Tacitati, deficiente!
Oh, hai visto la mia occhiataccia, eh? Lo so perché quell’odioso sorriso si è aperto ancora di più.
Ora ti mollo un pugno…!!
-No, affatto. Sono in pensiero per Dot.- Tiè, beccati questo, scimunito!
-Oh, e chi sei, la sua fata madrina? Come ti chiami allora? Mary o Maureen?-
Tu, stupido donnaiolo che non sei altro! Se ti metto le mani addosso ti riduco ad una polpetta e grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!! Che nervi! No, calmati Maureen. Medita. Su, inspira, espira, inspira, espira.
Oooooooooooohm, non spaccargli la faccia, Maureen! Ooooooooooohm, evita di guardarlo in faccia Maureen! Ooooooooooooohm, calmati Maureen!
Ok, sono calma.
-….Maureen.- Esclamo, deglutendo pesantemente per mandare via la rabbia. Poi sorrido falsamente, come se mi facesse piacere vederlo.
-Bene… visto che ora è più facile conversare?-
-Mh, mh.- Diamine, ora ti spacco la faccia. No, Maureen, continua a sorridere!
-Brava! E dimmi, Maureen… ce l’hai il fidanzato?- No! E anche se fosse? Tanto a letto con te non ci vengo.
-No, ma allontanati subito da me.- E ora cos’hai da ridere, idiota?
-Oh,oh! E ora cosa fai? Mi dai ordini?!? Ma quanti anni hai?- Ma cosa ridi? Cosa ridi?
-Sedici.- mh, mh… antipatico…
-Allora sei del ’46! Oh, Ringo, guarda! Ha sei anni in meno di noi!- Grandioso! Chiama pure Babbo Natale! Ora vuoi chiamare anche la Befana?
-Dai, John. Lasciala in pace, che ti ha fatto!- Oh, uno normale. Sia lodato il cielo!
-Niente, faccio così perché mi interessa!- Santo Dio! Se fa così quando gli interesso, chissà quando gli sto antipatica….
-E allora menomale che non ti sto antipatica!- Uff, che noia qui! Non accompagnerò mai più Dot in questo posto prima che arrivino le persone.
Ma cosa avete tutti da ridere?!?
-Ahah! Hai visto, John? Hai trovato una che sa metterti in riga!- Esatto, George.
-Vieni, Maureen.- Oh. Mio. Dio. George Harrison mi sta porgendo la mano! George Harrison mi sta porgendo la mano! Ok, Mo. Va tutto bene.. ora la prendi e sali sul palco con lui. Ma dove mi vuole portare?
-Ti facciamo conoscere il nostro nuovo batterista, Ringo!- Oh, no! Babbo Natale no, vi prego!
Lui si scosta leggermente dalla grancassa della batteria.
Hey, ma! Non ha la barba… e nemmeno i capelli striati di argento! Ha il taglio degli altri tre Beatles! Ed ha un sorriso così dolce… e il naso.. oh, Dot, che stupida sei! Non sai apprezzare la bellezza di un piccolo difetto che però rende una persona così speciale. E gli occhi… ooooh, due perle azzurre!
-Ciao, Maureen. Io sono Ringo.-
Ooooooooh.. in questo momento mi sento come una di quelle sceme con la faccia di Pete attaccata ai loro orridi maglioni.
Maureen! Concentrati! Ti ha teso la mano! Non stare lì impalata come una scema, afferrala; stringila!
Mi riscuoto dai miei pensieri
-Ciao.-
-Allora, sei nuova del Cavern?- No, ci vengo da quando suonate voi… per la miseria! Non dire così! O ti bolla subito come “super-oca”!
-No.. no. Ci vengo da un sacco di tempo. Ascoltavo i Billy J. Kramer and the Dakotas, Rory Storm and the Hurricanes…- Ma sei deficiente??? Dici che ascoltavi la sua band e non l’hai mai visto prima d’ora! Della serie “come spegnersi da sola in cinque lezioni”.
-…ed i QuarryMen; cioè, prima che la formazione cambiasse del tutto. Prima di Amburgo, per intenderci.-
-Oh,oh! Ma qui abbiamo una piccola esperta di musica!-
Accidenti, Maureen! Perché stai arrossendo???
-Emh.. eh eh.. è colpa di Dot! Mi ha fatto conoscere lei la vostra musica. Sempre dopo Amburgo.-
Ma va?? Lo hai già detto!
-Bene, ricordami di ringraziarla, un giorno.- Perché??
Oh, cielo! Perché hai abbassato lo sguardo, Maureen??? Rialzalo, su.. idiota che non sei altro! Ti ha fatto un complimento, il minimo che potresti fare è guardarlo in faccia.
Okay, ora lo guardo.
Alzo i miei occhi castani su un paio di caldi occhi azzurri; lo so, è un controsenso, ma i suoi occhi sono così belli, sembrano… sprizzare luce!
Mi sta sorridendo! Che dolce che è… mi sento già innamorata!
Oh, poveri noi…
Sorrido anche io: come posso resistere ad un’espressione così affascinante?
-Hey, Ringa!- Ringa?!? Ma chi?? JOHN! Che cosa c’è? Vuoi forse rovinarmi la vita?
-Che c’è?- Spera per te che sia un buon motivo, o giuro che stavolta ti strozzo!
-Dot è appena tornata con Paul!-
DOT! Dove? Dove? Come? Quando? Chi? Perché?
Ah, è lì. E Paul è al suo fianco.
Benone! Non è svenuto, è un buon segno! Tuttavia.. mi sembra un po’ pallido, il tutto per dirlo in modo gentile; perché, si sa, sono una persona fine.
Dot alza lo sguardo verso di me, e sorride.
Fiù, respiro! Temevo il peggio, pensavo che come minimo lui cominciasse ad urlare, o che semplicemente svenisse sulla batteria, e che lei corresse all’agenzia per firmare l’adozione. O, ancora peggio e molto più probabile, all’ospedale ad abortire, visto che non possono adottare un bambino senza il consenso di entrambi i genitori.
Almeno lei è contenta! E si è sfogata. Ma… lui? Quanto resisterà, se viene intrappolato da una firma nel bel mezzo dei suoi sfrenati vent’anni?
Un anno? Due? Tre perché è responsabile? Pfft.. responsabile! Lui? Non dico che non ami Dot, ma lui a vent’anni non può, non riesce a tenere un figlio, per di più da una diciottenne! Possibile che sia l’unica a vedere le cose come stanno?
No, a giudicare dalla faccia di Paul e di John, non sono l’unica.
-Emh, allora, ragazzi?- George rompe il silenzio imbarazzante che si era creato.
-Dttèincnt!- Eh? Povero Paul! Manco riesce a parlare, figuriamoci crescere un figlio a vent’anni! Lo so, sono ripetitiva. E non voglio portar sfiga, però è così!!
-Come scusa? Non ho sentito l’ultima frase…- Solo l’ultima? Beato te, John! Io manco la prima!
-Ho detto che Dttèincnt!- Oh mio Dio… di male in peggio.
-Come?? Paulie, abbiamo capito che volevi dire qualcosa, ma non capiamo cosa.-
-HO DETTO CHE DOT È INCINTA!- Shhhh! Ma che diamine urli, scimunito! Prima non riesci a spiccicare parola, ora addirittura urli! Ma hai mezze misure??
Brava, Dot. In quello schiaffo sono totalmente d’accordo con te.
Paul si massaggia il braccio dolorante.
Sul palco… nessuno si muove: sembrano statue di cera. John è pietrificato, il sorriso è diventato pesante, non riesce a chiuderlo; sembra uno che ha appena avuto una paralisi facciale. George ha gli occhi sbarrati e fissa Paul al di sopra della sua chitarra; Ringo ha ancora le bacchette in mano, ed il piede premuto sul pedale della batteria: ragazzi, artrosi assicurata a tutti appena riprendiamo i sensi!
Ed io? Io sono semplicemente attonita. Non posso essere sconvolta, lo sapevo già. Sono pietrificata perché so che andrà male.
-Ne parliamo a mio padre. E poi… poi ci sposiamo…-
Coooooooooooooooooooooooosa?? Okay. Ora sono perfettamente certa di sapere cosa provano le statue di cera del museo di Madame Tussaud.
MA SIETE RIMBECILLITI? TU HAI VENT’ANNI, LEI DICIOTTO. MA VI SENTITE, QUANDO PARLATE??
Ok, non posso avercela con Paul. È stato anche un gesto eroico, il suo. È con quello che ha combinato prima che ce l’ho! E a morte, pure!
John è il primo a rinsavire. Dà una pacca sulle spalle a Paul, mentre lui è sempre più pallido.
Sorrido debolmente, per me non potrà mai funzionare.
Sento una mano che stringe la mia: Ringo si è ripreso dallo choc, e mi sta chiamando.
Sorride piano anche lui, cerca nei miei occhi una rassicurazione.
Dolce, caro, tenero Ringo! Io sarò sempre vicino a te, l’ho appena deciso. E leggo nei tuoi occhi che per te è lo stesso.
Mi avvicino, e sento le tue labbra sfiorare la mia guancia.
È possibile che finalmente anche per me sia arrivato l’amore? Probabilmente sì, sento le campane suonare.
Ringo, a malapena ti conosco, ma già ti amo!

C’è una lezione in tutto questo, no? Vediamo, quale è la cosa che ti dicono quando sei piccola? Non diffidare dei Babbi Natale preistorici? Mmmmh, no. Non era proprio così.. era qualcosa come “Non giudicare dalle apparenze.”
Beh, niente di più vero.


***


image Ed ecco il nostro Ringhino versione "babbo Natale preistorico"!!
 
Top
»Ticket to ride
view post Posted on 3/5/2010, 21:55




Uahahah, babbo natale preistorico XD
Povero Ringo!

Bellissimo come sempre!
Aggiorna presto! ^^
 
Top
valery_mcCartney
view post Posted on 4/5/2010, 15:30




questa fic è stupenda! aggiorna presto!
 
Top
{Beat.Giulia
view post Posted on 5/5/2010, 18:06




Ma le tue fic sono stupende! :woot: A parte il fatto che mi piace il modo in cui scrivi, è troppo figa la trama! Ahh, avessi potuto essere una di loro... :wub: Grazie per averle messe ^_^
 
Top
15 replies since 22/4/2010, 18:53   462 views
  Share